La Cartella Clinica Elettronica (CCE) rappresenta il fulcro dei processi digitali in ambito ospedaliero. Integrandosi con il sistema informativo delle strutture sanitarie, offre molteplici benefici. Anzitutto, consente un miglioramento dell’intero percorso di cura, sia dal punto di vista del paziente sia dei medici, che possono ottenere informazioni utili e suggerimenti per formulare una diagnosi e indicare terapie. La CCE permette, inoltre, di migliorare la qualità della documentazione sanitaria e l’integrazione dei processi amministrativi.
Questi sono soltanto alcuni dei vantaggi offerti dalla Cartella Clinica Elettronica. Tuttavia, la sua adozione non è ancora tanto diffusa quanto si potrebbe pensare. Analizziamo i principali ostacoli legati al suo utilizzo e proviamo a identificare alcune possibili soluzioni.
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Cartella Clinica Elettronica: uno strumento sempre più diffuso a livello europeo
Secondo il rapporto di Deloitte “Digital transformation: Shaping the future of European healthcare”, il livello di adozione e l’utilizzo di tecnologie digitali in ambito sanitario varia tra Paese e Paese, ma anche all’interno dei singoli Stati. Tra le tecnologie maggiormente utilizzate in tutta Europa troviamo proprio la Cartella Clinica Elettronica, usata in media dall’81% degli operatori sanitari continentali e dal 69% di quelli italiani.
Da una recente ricerca dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità del Politecnico di Milano, è emerso che il 63% dei Direttori Generali delle aziende sanitarie individua la CCE come competenza prioritaria da sviluppare da parte dei professionisti sanitari. La medesima ricerca ha evidenziato però che solo il 50% del campione utilizza un sistema di CCE e, di questi, soltanto il 33% dichiara di averne acquisito un sufficiente livello di conoscenza.
Ancora molti gli ostacoli all’adozione
I dati parlano chiaro: ancora oggi – e per diversi motivi – la Cartella Clinica Elettronica è uno strumento poco diffuso nella sanità italiana.
Anzitutto, la sanità in Italia non manifesta una presenza uniforme su tutto il territorio: la gestione a carattere regionale fa emergere un divario notevole, con Aziende Sanitarie che procedono a velocità differenti e, spesso, senza una direzione comune. Assieme ai problemi di carattere amministrativo, a rallentare l’adozione della CCE contribuiscono anche alcuni ostacoli tecnologici, a partire da una scarsa integrazione tra i sistemi che determina una notevole disgregazione dei dati.
Al fine di garantire la continuità di cura, le piattaforme IT coinvolte lungo un intero Patient Journey dovrebbero essere coordinate e integrate tra loro, in modo tale da consentire una migliore trasmissione e condivisione del dato. Diventa fondamentale, per questo motivo, assicurare la massima interoperabilità tra i sistemi adottati.
Ultimo, ma non per importanza, l’ostacolo culturale al rinnovamento dei sistemi informativi in ambito sanitario. Spesso, infatti, il personale medico si trova a operare con strumenti IT difficili da utilizzare, poco intuitivi e macchinosi. Anche da ciò si genera una resistenza nell’adottare soluzioni digitali diverse da quelle già in uso.
Bisogna cambiare approccio: da monolite a modulare
Per ottenere un tasso di utilizzo più efficace della CCE, è necessario avviare una fase di preparazione che coinvolga attivamente tutti gli stakeholder (personale amministrativo, medici specialisti, personale infermieristico e così via) e che preveda un’accurata mappatura dei processi clinico/amministrativi. Una volta conclusa questa fase di razionalizzazione, risulta di fondamentale importanza individuare una soluzione tecnologica flessibile e aperta, basata su architetture cloud, che permetta di migliorare l’operatività del personale sanitario.
È necessario, in sostanza, superare l’approccio tradizionale che prevede l’impiego di architetture monolitiche difficili da personalizzare e far scalare e che, spesso, sono focalizzate a gestire i dati in quanto tali e non a ricavare informazioni utili dall’aggregazione di tali dati.
Bisogna risolvere il problema della frammentazione generata da soluzioni dipartimentali e dai famosi silos aziendali, con la conseguente dispersione dei dati in applicazioni differenti. Infatti, tutte le informazioni devono poter essere raccolte e ordinate in una piattaforma unica, secondo una logica centralizzata e, nel contempo, essere contestualizzate in funzione della specialità e dei reparti aziendali. Proprio questo approccio è alla base della digital transformation, intesa come riorganizzazione che si fonda su una cultura del dato come fonte di preziose informazioni.
All’interno del processo di digitalizzazione della Sanità, la Cartella Clinica Elettronica non si limita a essere una semplice trasposizione digitale di moduli cartacei, ma diventa, quindi, uno strumento finalizzato a migliorare il percorso di terapia e cura del paziente perfettamente integrato all’interno del sistema.
Una CCE più efficiente con i microservizi
Operando secondo una logica di efficace ed efficiente gestione del dato, la CCE è in grado di assolvere a tutti i compiti formalmente definiti per la cartella clinica cartacea, come l’inserimento e la consultazione delle informazioni, le comunicazioni tra i medici, il supporto alla decisione, le finalità medico-legali o l’archiviazione.
La capacità di poter gestire molteplici processi dell’ambito sanitario, dalla cura del paziente all’amministrazione, consente di considerare la Cartella Clinica Elettronica come strutturata in modo modulare, essenzialmente secondo tre categorie di funzioni principali:
- le funzioni base (profilazione utenti, autorizzazione, etc.);
- le funzioni trasversali (anamnesi, esami obiettivo, diario clinico, etc.);
- le funzioni specialistiche, differenziate in base ai reparti.
Per migliorare l’efficienza della CCE è consigliabile gestire i moduli attraverso un’architettura a microservizi. Questo significa che ogni funzione può essere considerata come un servizio autonomo, indipendente dagli altri, con notevoli vantaggi in termini di funzionamento (l’eventuale blocco di un servizio non influisce su quello degli altri) e di aggiornamento (ogni microservizio può essere aggiornato separatamente, senza bloccare gli altri).
La soluzione di Mia-Care per la Cartella Clinica Elettronica
La nuova soluzione di Mia-Care è caratterizzata da un’architettura modulare. Essa è pensata anzitutto per garantire l’unicità del dato, consentendo all’intero sistema di accedere a un’informazione inserita da un singolo punto di ingresso e ridurre al minimo il margine d’errore dei professionisti sanitari, grazie, per esempio, alla disponibilità di percorsi suggeriti, alla possibilità di avere la visualizzazione di dati in modo organico oltre che di stabilire KPI sulla performance monitorabili in tempo reale.
La Cartella Clinica modulare di Mia-Care non si focalizza però solo sul dato, ma anche sulla user experience del medico. Infatti, è possibile impostare workflow più coerenti con i processi clinici ai quali il personale medico è abituato e raccogliere in una single view all’interno di una dashboard unificata tutte le attività relative al singolo paziente, come, per esempio, diagnosi, obiettivo di cura, farmaci, terapie, comorbilità, esami clinici, vaccinazioni, allergie e immagini radiologiche.
Tra i punti di forza di Mia-Care ci sono sicuramente la sua facile componibilità e le sue capacità di personalizzazione e di integrazione. La soluzione può infatti supportare differenti discipline mediche e diversi professionisti sanitari. Non solo. Acquistando un’unica licenza, si può creare una CCE per ogni singola categoria di operatore sanitario (specialista, medico generale, infermiere, esami di laboratorio, esami radiologici).
Per quanto riguarda l’integrazione, grazie alla possibilità di usare lo standard HL7 e modelli dati custom, la soluzione innovativa proposta da Mia-Care permette di scambiare facilmente informazioni con gli uffici interni (come CUP o Amministrazione) e con fonti di dati esterne. Il tutto in conformità con i più alti standard di sicurezza.
I dati a servizio della cura del paziente
“Per migliorare la cura del paziente, assume una rilevanza strategica la gestione, la condivisione e l’integrazione dei dati fra diversi attori lungo l’intero percorso assistenziale – afferma Marzio Ghezzi, CEO di Mia-Care –. Le aziende sanitarie si sono rese conto che per rispondere a questa sfida hanno bisogno di soluzioni digitali sempre più flessibili, scalabili e interoperabili. Mia-Care permette di gestire il percorso terapeutico-assistenziale in modo fluido e continuo. Attraverso soluzioni come la nostra Cartella Clinica Elettronica, Mia-Care si pone l’obiettivo di migliorare la qualità dei servizi fruibili dai cittadini, ottimizzando nel lungo periodo l’efficienza e la gestione delle risorse del settore sanitario in una logica di connected care”.
Articolo originariamente pubblicato il 15 Feb 2022