L’evento

Intelligenza Artificiale in Sanità: dove siamo, dove stiamo andando, dove andremo



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Nessuno degli addetti ai lavori (clinici e informatici) che hanno partecipato al convegno sull’AI in Sanità organizzato dall’Università di Siena e dall’Azienda Ospedaliero-Universitaria senese ha ipotizzato, sia pure lontanamente, che l’AI possa sostituire medici, infermieri e altri operatori sanitari. Invece, può e deve supportarli quotidianamente, offrendo loro una sorta di terzo occhio

Pubblicato il 12 giu 2024

Paolo Colli Franzone

Presidente IMIS, Istituto per il Management dell’Innovazione in Sanità



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L’Aula Magna dell’Università di Siena ha ospitato di recente un importante convegno sull’Intelligenza Artificiale in Sanità, organizzato dall’Ateneo e dall’Azienda Ospedaliero-Universitaria senese.

Molti e prestigiosi i relatori, ciascuno dei quali ha contribuito a definire un quadro complessivo relativo a un argomento che, ormai da tempo, è diventato di estrema attualità non solamente nella cerchia ristretta degli addetti ai lavori.

Intelligenza Artificiale in Sanità: stato dell’arte e prospettive

Chi scrive ha avuto l’onore e il piacere di partecipare come relatore, con un breve speech di inquadramento sul “dove siamo, dove stiamo andando, dove andremo”.

Partendo da un “compleanno”, per la precisione il cinquantasettesimo: nasceva, infatti, nel 1967, la prima applicazione di AI capace di rilevare le variazioni di densità ottiche nelle pellicole mammografiche, evidenziando le aree “sospette”.

L’applicazione era decisamente promettente, anche se si dovette scontrare con un ostacolo non da poco: ai tempi, non era così semplice (ed economicamente accessibile) poter disporre di tutta la potenza di calcolo e la capacità di storage necessarie a garantire tempi e costi sostenibili di elaborazione, e per questo motivo l’AI (che, ai tempi, non sapeva ancora di chiamarsi tale…) rimase poco più di un “bel giocattolo” a disposizione di ricercatori facoltosi.

Tutto divenne decisamente più facile a partire dall’inizio del terzo millennio, grazie all’ormai mitico supercalcolatore “Watson” di IBM e alle applicazioni realizzate in ambito oncologico. Potenza di calcolo e storage non erano più un problema, e finalmente l’AI poté cominciare a lavorare al fianco dei clinici nella quotidianità diagnostica e terapeutica.

AI in Sanità e Medicina: le aree di applicazione

Possiamo identificare 3 aree di applicazione dell’AI in Medicina:

  • Supporto diagnostico: l’AI è capace di analizzare velocemente e in “profondità” una quantità di immagini e/o di testi (referti, dossier clinici, ecc.) offrendo ai refertatori una sorta di “primo semilavorato” dove vengono identificate aree di attenzione meritevoli di approfondimento clinico;
  • Analisi predittiva: il passaggio successivo è quello relativo alla capacità dell’AI di diventare una sorta di macchina del tempo, capace di anticipare il futuro di un paziente partendo dal suo passato. Ecco che la Medicina predittiva diventa fattibile in condizioni di assoluta appropriatezza;
  • Potenziamento della robotica chirurgica: la nuova generazione di robot chirurgici diventerà capace di riconoscere una scena chirurgica e di mettere in atto accorgimenti finalizzati a incrementare la precisione dell’atto.

Intelligenza Artificiale in Sanità: il convegno a Siena

Riguardo al convegno senese, la sensazione generale è che di Intelligenza Artificiale in ambito sanitario se ne stia facendo già parecchia, con ottimi risultati.

A partire dai “padroni di casa”: l’Università di Siena, col suo Dipartimento Ingegneria dell’Informazione e Scienze Matematiche diretto dal Prof. Domenico Prattichizzo, che ha ben rappresentato lo stato dell’arte delle progettualità di robotica chirurgica aumentata, e l’Azienda Ospedaliero-Universitaria Senese, il cui DG Antonio Barretta ha dato modo ai partecipanti di “toccare con mano” quanta AI è già oggi al lavoro tra sale operatorie, corsie e ambulatori.

Davvero molto interessante la presentazione di “Corticale”, startup genovese nata all’interno dell’Istituto Italiano di Tecnologia e specializzata nello sviluppo della tecnologia “SiNAPS” (Simultaneous Neural Recording Active Pixel Sensor technology) applicata al campo neurologico, con particolare riferimento alla diagnostica precoce di epilessia, Parkinson e Alzheimer e alla produzione di interfacce neurali uomo-macchina capaci di controllare dispositivi elettronici o robotici come protesi di arti inferiori, superiori o esoscheletri.

Molto ricco e interessante il panorama generale offerto dai principali market player presenti, a partire da Google, AWS, Microsoft, Siemens Healthineers, GE Healthcare, Reply e Philips.

Da segnalare anche la presentazione di due progetti condotti da XMetrix, startup fondata dall’ingegnere Pasquale Fedele (sue creature anche “Brain Control” e “Mind Ahead”): una vera e propria “guida digitale”, “4Habits”, e “GestureSpeak”, applicazione capace di riconoscere gesti del corpo più o meno percettibili utilizzando la fotocamera di uno smartphone e di tradurli in significati fruibili (testo o parole).

L’Intelligenza Artificiale è il terzo occhio dei medici

Una cosa è certa: a nessuno degli addetti ai lavori (clinici e informatici) passa neppure lontanamente per l’anticamera del cervello la possibilità che l’AI possa sostituire medici, infermieri e altri operatori sanitari. Può e deve supportarli quotidianamente, offrendo loro una sorta di “terzo occhio”.

Con buona pace dei teorici del “complotto delle multinazionali”, non avremo algoritmi concepiti per assumere il controllo del pianeta, né tantomeno “Grandi Fratelli” di orwelliana memoria. Non potendo escludere che vi sia, da qualche parte, qualcuno che coltiva questo sogno perverso, possiamo però contare su un potentissimo alleato: le applicazioni basate su AI e utilizzate in ambito diagnostico e terapeutico (ma anche per la prevenzione terziaria…) dovranno necessariamente essere certificate come Dispositivo Medico. E questa è una potente garanzia di affidabilità e appropriatezza.

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