Digital Health

Aziende sanitarie: gli investimenti in sanità digitale

Ecco i principali ambiti di investimento per le strutture sanitarie in Italia e le tecnologie verso cui stanno rivolgendo la loro attenzione e concentrando la domanda di prodotti e servizi basati sul digitale

Pubblicato il 22 Mag 2023

aziende-sanitarie-investimenti

Le strutture sanitarie  investiranno in Cybersecurity, Cartella Clinica Elettronica, Fascicolo Sanitario Elettronico e/o altri sistemi d’integrazione.

In classifica, nella ricerca dell’Osservatorio Sanità Digitale della School of Management del Politecnico di Milano, compare anche l’Intelligenza Artificiale che, peraltro, non sembra preoccupare più di tanto i medici sul fatto che possa sostituire il loro lavoro.

Cybersecurity e adeguamento al GDPR

L’attacco ransomware subito in questi giorni da un’Azienda Sanitaria è solo l’ultimo esempio di quanto sia essenziale, per le strutture sanitarie, dotarsi di efficaci strategie e soluzioni di cybersecurity in Sanità per evitare che i dati sanitari dei pazienti possano finire nelle mani sbagliate o che possano essere trattati e diffusi con modalità non conformi al GDPR riguardo alla protezione dei dati Personali in ambito sanitario.

Le Aziende Sanitarie italiane – almeno sul piano delle intenzioni e della predisposizione agli investimenti – sembrano essere coscienti della gravità del problema: il 60% di esse, infatti, dichiara che intende investire in Cybersecurity e adeguamento al GDPR e il 25% che, per farlo, prevede di utilizzare i fondi del PNRR Sanità.

E, a proposito del’utilizzo delle risorse del PNRR, Mariano Corso – Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Sanità Digitale – sottolinea come si stia rivelando “una sfida dall’esito tutt’altro che scontato. La difficoltà di comprendere come realizzare concretamente questa opportunità – afferma Corso – è tra gli ostacoli più rilevanti allo sviluppo della Sanità digitale secondo i principali decisori delle strutture sanitarie (49%), insieme alle limitate risorse economiche (58%)”.

In effetti, che  i decisori della Sanità non stiano di certo attraversando un periodo semplice, lo avevamo evidenziato in questo approfondimento, sottolineando come il manager sanitario e, più in generale, il portatore d’interesse in ambito innovazione e trasformazione digitale della Sanità – pur in un contesto di autonomia crescente – si trovi ad operare in uno scenario difficile, poco chiaro e nel quale troppo spesso l’entropia regna sovrana.
La recente ricerca dell’Osservatorio Sanità Digitale ha (purtroppo) confermato questo scenario.

Aziende Sanitarie: gli investimenti nella Cartella Clinica Elettronica

CCE, EMR, EHR: non è per nulla semplice, né immediato, scegliere la soluzione giusta.

In questa guida ai software, piattaforme e tecnologie per la Cartella Clinica Elettronica, non a caso, abbiamo dato uno sguardo alle diverse soluzioni già disponibili per consentire alle Aziende Sanitarie e agli Ospedali pubblici e privati alle prese con la sfida dell’innovazione e della trasformazione digitale in Sanità di orientarsi tra le tante proposte sul mercato.

Lo sviluppo della Cartella Clinica Elettronica – in effetti – come sottolineato dalla suddetta ricerca – si conferma una priorità per le strutture sanitarie italiane: il 75% di esse ritiene questo ambito molto rilevante e il 42% afferma di avere una CCE attiva in tutti i reparti, mentre nel 23% dei casi la CCE è attiva solo parzialmente.
Solo la metà dei medici specialisti, inoltre, utilizza una CCE.

Su questo fronte – come sottolinea la ricerca – la sfida, oggi, è l’attuazione dei progetti regionali di Cartella Clinica Elettronica.

Abbiamo visto di recente, qui su HealthTech360, infatti, in un approfondimento di Paolo Colli Franzone – Presidente dell’Istituto per il Management dell’Innovazione in Sanità – quanto sia difficile stabilire se abbia senso o meno avere la stessa cartella clinica elettronica in tutta una Regione e come, tra gli addetti ai lavori, si sia acceso un dibattito sulla effettiva utilità e appropriatezza di questo tipo di soluzione, esponendo le ragioni e i pareri di chi è favorevole e chi è contrario alla cartella unica regionale.

Fascicolo Sanitario Elettronico e altri sistemi di integrazione

Sebbene più della metà delle Aziende Sanitarie italiane (51%) intenda investire sui sistemi di integrazione con sistemi regionali e/o nazionali quali, ad esempio, il Fascicolo Sanitario Elettronico – e il 32% di esse preveda di farlo utilizzando le risorse del PNRR (il Governo – come noto – ha da tempo stanziato specifiche risorse per l’adozione e l’utilizzo del FSE nelle Regioni) – c’è il timore che – a pandemia (si spera) definitivamente alle spalle – il FSE possa perdere la centralità avuta nell’ultimo periodo.

“Se nel 2022 c’era stato un aumento molto rilevante nell’utilizzo del Fascicolo Sanitario Elettronico da parte dei cittadini, nell’ultimo anno si rileva una sostanziale frenata alla diffusione del suo utilizzo – chiarisce al proposito Paolo Locatelli, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Sanità Digitale -. Essendosi affievolita la necessità di utilizzare i servizi per l’emergenza Covid, c’è il rischio che questo strumento non guadagni ulteriore popolarità. Oltre a proseguire la realizzazione del Fascicolo Sanitario 2.0, alimentandolo in modo omogeneo e pervasivo di documenti e dati ed arricchendolo di servizi utili al cittadino, per spingere sull’adozione di questo strumento sarà necessario rendere maggiormente evidenti ai cittadini i benefici derivanti dal suo utilizzo”.

Dai dati della ricerca, infatti, emerge che – nel 2023 – il 35% dei cittadini ha fatto almeno un accesso al FSE (contro il 33% rilevato nel 2022) e la maggior parte di loro (53%) afferma di averlo usato solo per le funzionalità legate all’emergenza Covid (consultazione del Green Pass, dei certificati vaccinali e via dicendo).

Fascicolo-Sanitario-Elettronico-utilizzo-cittadini-pazienti
La conoscenza e l’utilizzo del Fascicolo Sanitario Elettronico tra cittadini e pazienti italiani – Campione: 1000 cittadini e 278 pazienti – (fonte: Osservatorio Sanità Digitale)

Aziende Sanitarie: gli investimenti in Telemedicina

Dopo la firma del contratto per l’affidamento in concessione della Piattaforma Nazionale di Telemedicina (PNT), occorre rendere realmente efficace e funzionante la Telemedicina sul territorio. Ma è davvero pronta a partire per il 2024?

Ce lo chiedevamo qui, sottolineando alcune perplessità degli addetti ai lavori ed auspicando – come peraltro affermato dal Ministro della Salute Orazio Schillaci – che l’accordo sulla PNT possa davvero aprire una fase nuova nella prospettiva di ammodernamento e razionalizzazione del nostro Servizio Sanitario Nazionale e che – proprio grazie alla Telemedicina – si riesca a dare risposte tempestive e di qualità alla domanda di servizi sanitari sul territorio.

Una Telemedicina i cui servizi – come sottolineato dalla ricerca dell’Osservatorio – dopo la flessione riscontrata nel periodo successivo all’emergenza sanitaria stanno vivendo una nuova ripresa.
Il 39% dei medici specialisti e il 41% dei Medici di Medicina Generale, infatti, afferma di aver utilizzato servizi di Televisita e il 30% e il 39%, rispettivamente, ha fatto ricorso al Telemonitoraggio.

“Lo sviluppo di piattaforme di Telemedicina a livello regionale e nazionale previsto dal PNRR consentirà, auspicabilmente, di diffondere ulteriormente tali servizi – afferma Cristina Masella, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Sanità Digitale – .
La tecnologia, però, da sola non basta per favorire l’adozione di queste soluzioni. Occorre, infatti, implementare una strategia organica che tenga conto delle variabili tecnologiche e organizzative che concorrono ad abilitare un’effettiva integrazione della Telemedicina nei processi di cura e assistenza”.

La fiducia nella Telemedicina da parte delle Aziende Sanitarie italiane è e resta comunque alta. Circa la metà (46%) delle strutture sanitarie italiane, infatti, intende investire in servizi di Telemedicina e circa una su quattro (26%) prevede di farlo utilizzando i fondi del PNRR.

Intelligenza Artificiale: le Aziende Sanitarie ci credono e vogliono investirci (e ora i Medici la temono meno)

L’Intelligenza Artificiale (quella vera) ci salva la vita: ne discutevamo qui, sottolineando come – a furia di parlare di (e “litigare” su) ChatGPT e le sue meravigliose (inutili? rischiose?) prestazioni – stessimo rischiando di offuscare il reale valore dell’Intelligenza Artificiale. Quella che, già oggi, offre soluzioni concrete. E che può salvarci la vita.

“Occorre riportare il dibattito sui binari razionali della Scienza”, auspicavamo, osservando come il clamore mediatico suscitato dalle performance di ChatGPT & Co. rischi di allontanarci da un confronto serio e scientifico.

Già. Perché ci sono campi – come, ad esempio, la diagnostica per immagini – in cui l’AI può davvero salvarci la vita. Ci sono algoritmi come Sybil che, ad esempio, a partire dall’immagine di una TAC, sono in grado di prevedere il rischio che una persona sviluppi un tumore ai polmoni. E altri, come Sphinks, in grado di sfruttare AI e machine learning per scovare i tumori e provare a creare terapie anticancro personalizzate.

Le Aziende Sanitarie più attente ai nuovi scenari provenienti dalla Ricerca sanno bene che il futuro della Sanità e della nostra Salute sarà sempre più legato al modo in cui sapremo trarre vantaggio dall’Intelligenza Artificiale applicata alla Medicina.

E, per questo, circa una su quattro delle strutture sanitarie italiane (26%) è pronta a investire nell’Intelligenza Artificiale ed intende farlo nel corso di quest’anno.

E circa la metà della Aziende Sanitarie (49%) è anche cosciente di dover investire sulla propria infrastruttura di rete. E non potrebbe essere altrimenti, dato che l’AI lavora su (e si alimenta con) un’enorme quantità di dati, la cui elaborazione richiede performance e infrastrutture delle quali, molto spesso, le aziende sanitarie italiane non sono ancora dotate.

Tra le applicazioni di AI ad oggi più diffuse – sottolinea l’Osservatorio Sanità Digitale – ci sono le soluzioni che consentono di analizzare immagini e segnali per fini diagnostici o di trattamento: il 29% delle strutture sanitarie italiane afferma di aver avviato le prime sperimentazioni in questa direzione. Si tratta delle applicazioni ad oggi più utilizzate dai medici specialisti e considerate come più promettenti per il futuro (60%).

E, a proposito dei medici, si registra una certa apertura e curiosità da parte loro anche rispetto ai chatbot basati su AI, quelli “alla ChatGPT”, per intenderci: 1 medico su 10 ha utilizzato uno di questi strumenti per cercare riferimenti scientifici rispetto a una determinata patologia e circa la metà di essi ritiene promettente per il futuro la loro applicazione.

Tuttavia – come osserva Emanuele Lettieri – Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Sanità Digitale – i professionisti sanitari sono preoccupati del possibile utilizzo inappropriato di tali strumenti da parte dei cittadini/pazienti e ritengono maggiormente opportuno che questi siano utilizzati come un supporto alle decisioni e alle attività del professionista sanitario.
Non emerge, invece, preoccupazione sul fatto che l’AI possa sostituire, anche in parte, il lavoro del medico”.

Aziende Sanitarie: i principali ambiti di investimento

aziende-sanitarie-investimenti-sanità-digitale
I principali ambiti di investimento per le strutture sanitarie nel 2023 – Campione: 72 strutture sanitarie – Direzioni Strategiche e CIO – (fonte: Osservatorio Sanità Digitale)

Su di un campione di 72 strutture sanitarie (Direzioni Strategiche e CIO), dalla ricerca dell’Osservatorio Sanità Digitale emerge che le Aziende Sanitarie italiane – oltre agli ambiti fin qui analizzati (Cybersecurity e adeguamento al GDPR, Cartella Clinica Elettronica, Sistemi di integrazione con sistemi regionali e/o nazionali quali ad esempio il FSE, Infrastruttura di rete, Servizi di Telemedicina, Intelligenza Artificiale e machine learning) – intendono investire anche in Sistemi Dipartimentali quali ad esempio LIS, RIS/PACS (50%), Servizi digitali al cittadino (47%), Repository clinico – Data Repository (44%), Sistemi di Data Analytics (38%), Sistemi di integrazione ospedale-territorio (36%), Sistemi di dematerializzazione e conservazione sostitutiva (33%) e Automazione della logistica del farmaco (29%).

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Articoli correlati

Articolo 1 di 5