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E-health: il valore strategico di un approccio modulare in Sanità

La transizione al digitale obbliga a ripensare applicazioni e processi per trarre il massimo beneficio dall’e-health. In tal senso, alle opzioni del tipico dilemma “make” o “buy” si aggiunge l’adozione dell’approccio modulare. Marzio Ghezzi, CEO di Mia Care, spiega in cosa consiste

Pubblicato il 02 Set 2022

e-health sanità

Il mondo dell’e-health sta vivendo un periodo di grandi trasformazioni. Questa fase evolutiva dura ormai da diversi anni, ed è caratterizzata da ritmi e risultati spesso altalenanti. Prima dello scoppio della pandemia da Covid-19 l’esempio più concreto della transizione verso il digitale della sanità italiana è rappresentato dal Fascicolo Sanitario Elettronico, pur con i suoi limiti, primo fra tutti quello di essere strettamente legato alla Regione di “emissione”.

La pandemia ha portato un’accelerazione nell’adozione di strumenti digitali che rendono più efficienti i processi tradizionali come, ad esempio, la dematerializzazione delle ricette mediche. Il PNRR, alimentato dai fondi europei del Next generation EU, ha permesso di dare ulteriore impulso alla transizione al digitale, indirizzando attraverso la Missione 6, 15.63 miliardi di euro per ammodernare la sanità. E l’e-health è un tema focale: da una parte viene incentivato il ricorso alla telemedicina nell’ambito dell’assistenza sanitaria territoriale e di terapie croniche, dall’altra si mira esplicitamente a fornire servizi più efficienti al cittadino, puntando alla prossimità territoriale e all’interoperabilità dei dati all’interno del sistema sanitario nazionale.

Nasce quindi il problema di creare nuove applicazioni in grado di soddisfare al meglio i bisogni espressi dai player operanti in ambito nazionale, dedicati a sfruttare al massimo le potenzialità offerte dal digitale. Il processo di innovazione porta spesso al dilemma del “make or buy”, ovvero sviluppare una soluzione digitale da zero e averne il pieno controllo, oppure puntare su una applicazione verticale già disponibile sul mercato. Se la prima opzione permette la completa personalizzazione delle logiche di business ma si porta dietro un elevato rischio operativo, per mancanza di competenze o per tempistiche di sviluppo molto lunghe, la seconda opzione invece permette un rapido accesso al mercato ma non consente di avere pieno controllo sulle personalizzazioni da effettuare per offrire al paziente una soluzione su misura.

Mia-Care propone una terza via, fondata sul nuovo paradigma architetturale modulare legato al principio della composable architecture. Abbiamo interpellato Marzio Ghezzi, CEO di Mia-Care, per farci spiegare in che cosa consiste questo approccio, che cosa permette di ottenere e con quali vantaggi.

Cosa si intende per approccio modulare e perché può rappresentare un punto di svolta per la sanità?

L’approccio modulare è un nuovo pattern architetturale che vuole rappresentare una terza opzione all’eterna questione del “make or buy” che si trova ad affrontare un’azienda quando deve costruire un nuovo prodotto o servizio digitale. Entrambe le opzioni comportano dei rischi: nel caso del make i costi sono alti e i tempi non sono sempre certi perché spesso si sa quando si inizia ma non quando si termina; il buy pone invece un rischio di lock-in molto forte con il fornitore della soluzione.

Noi proponiamo una terza opzione, basata sul paradigma della composability. In pratica, prendiamo il meglio del make e del buy diminuendo però drasticamente il rischio di lock-in verso il fornitore, il time-to-market e gli alti costi di realizzazione. Il principio di composable business si basa sul medesimo concetto del Lego: ci sono dei mattoncini (dei moduli) già costruiti e c’è un’infrastruttura che è già disponibile. Sfruttando l’agilità nel comporre e configurare tali mattoncini, si riesce a ottenere un prodotto finale che è esattamente ciò che il cliente desidera, impegnando risorse e tempi enormemente inferiori rispetto all’approccio di sviluppo “in-house”. Questa è l’idea alla base della composable architecture, che offre anche il beneficio di poter riutilizzare il codice per diverse progettualità, scalando facilmente le opportunità di mercato.

Ha parlato di moduli preconfezionati. Di cosa si tratta?

I moduli pronti all’uso assolvono diverse funzioni: ad esempio, gestire un’infrastruttura cloud, un database, modelli dati o servizi di cura per il cittadino (come, ad esempio, gestione della terapia, videoconsulto, digitalizzazione dei documenti). Inoltre, adottando un approccio open, è possibile incorporare applicazioni costruite da diversi provider tecnologici che hanno maturato una forte competenza in un preciso ambito o in una tecnologia specifica, integrando in modo facile e veloce le migliori soluzioni sul mercato. In pratica, si acquisiscono dei semilavorati ready-to-use, senza rinunciare alla possibilità di costruirci sopra delle logiche personalizzate, quindi configurando o procedendo con uno sviluppo ulteriore, per ottenere il prodotto che meglio si adatta alle necessità del cliente. Questo processo viene abilitato attraverso il nostro marketplace, un catalogo di servizi in continuo ampliamento che raccoglie i migliori componenti sul mercato, abilitando diverse funzionalità come, ad esempio, la gestione dell’infrastruttura, l’utilizzo di pattern architetturali specifici in ambito e-health o il rilascio di applicazioni con uno scopo specifico all’interno dei processi di cura e di assistenza sanitaria. Con questo marketplace noi diamo forma, corpo e sostanza al paradigma della composable architecture.

L’approccio modulare si presta a un’adozione diffusa all’interno del sistema sanità o è più indicato per impieghi specifici?

Questo approccio innovativo consente di soddisfare le esigenze di modernizzazione delle applicazioni e dei sistemi che caratterizzano tanti ambiti del contesto sanitario. Per esempio, può essere applicato con notevoli benefici in relazione alle soluzioni di telemedicina, soprattutto in corrispondenza con la nascita della piattaforma nazionale di telemedicina su cui poi saranno integrate le piattaforme regionali e quelle dei fornitori dei servizi. La costruzione è stata definita da Agenas come un prodotto interoperabile a microservizi. Le piattaforme si trasformano quindi da applicazioni monolitiche a prodotti basati su servizi cloud, con un elevato livello di interoperabilità.

Un altro ambito d’impiego, per esempio, possono essere le strutture sanitarie che cercano di modernizzare i propri sistemi digitalizzando i servizi dedicati al rapporto medico-paziente. Il nostro prodotto consente di costruire tutto il patient journey attraverso touchpoint digitali. Lo spostamento verso la sanità territoriale comporterà la necessità di erogare servizi anche a domicilio, potendosi collegare col paziente per fissare un appuntamento, prenotare una visita specialistica, prescrivere una ricetta o la consegna di un farmaco a domicilio.

Tutte queste soluzioni sono rappresentate da applicazioni pronte all’uso già incluse nell’offerta di Mia-Care.

Dite che il vostro approccio accelera l’innovazione in sanità: in che modo?

L’accelerazione nasce perché si crea un ecosistema. Noi siamo un’azienda che crede fortemente nell’open innovation, e portiamo i temi del cloud e della trasformazione digitale in maniera industrializzata all’interno del contesto sanitario. Non siamo consulenti, ma forniamo anche gli strumenti tecnologici e i prodotti per mettere a terra i progetti di trasformazione digitale delle aziende sanitarie riducendo tempi e costi di rilascio di nuovi servizi. La nostra idea di ecosistema considera anche l’aggregazione all’interno del nostro marketplace di più fornitori tecnologici specializzati in applicazioni o tecnologie specifiche. In questo senso, il marketplace stesso diventa un catalizzatore delle migliori soluzioni sul mercato che fanno avanzare l’evoluzione digitale del mondo sanitario dal punto di vista del processo, della gestione del dato o dell’integrazione verso i sistemi.

Un altro aspetto fondamentale è la sostenibilità: non c’è innovazione se non porta valore. E un valore importante è sicuramente quello di migliorare molti processi e rendere sostenibile il digitale all’interno del mondo della sanità in termini di costo-beneficio.

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Per avvalersi dell’approccio modulare, che livello di digitalizzazione è necessario?

La trasformazione digitale non può prescindere dalle competenze sui processi. Con il nostro prodotto indirizziamo l’aspetto tecnologico, però è solo uno degli elementi che riguardano la trasformazione. Perciò chi poi utilizzerà questi nuovi strumenti digitali per erogare i servizi ai pazienti e ai medici, dovrà chiaramente avere adeguate competenze in termini di trasformazione dei processi in un contesto digitale. Attraverso la nostra Academy, forniamo gli strumenti per consentire alle persone che lavorano sulla nostra piattaforma di acquisire le competenze necessarie per essere funzionalmente capaci di utilizzarla al meglio.

Tuttavia, non si tratta di un contributo a tutto tondo. Le aziende sanitarie devono continuare a sviluppare competenze mirate, capaci di soddisfare le esigenze dell’e-health e di questi nuovi contesti digitali.

In tal senso, una piattaforma modulare aiuta a definire meglio i ruoli all’interno dell’intero processo tra chi deve studiare le progettualità, chi deve sviluppare l’asset digitale, chi deve occuparsi della manutenzione, degli aspetti di sicurezza, della GDPR e così via.

Riguardo i sistemi esistenti, come avviene l’integrazione?

Una delle caratteristiche principali del nostro prodotto è la capacità di integrare i sistemi legacy tradizionali a uno strato di software cloud-native e a microservizi. Ci sono dei sistemi come le cartelle cliniche elettroniche, che richiedono standard di interoperabilità come FHIR HL7 per comunicare e interoperare efficientemente con i sistemi di CRM o il CUP, quindi sistemi di carattere amministrativo dedicati per esempio alla gestione del rapporto col paziente, alla presa in carico, alla prenotazione e così via. Abbiamo già creato integrazioni specifiche per tutti i sistemi più diffusi all’interno del SSN. Quindi c’è la capacità di integrare il dato distribuito, aspetto che è estremamente importante.

Pensiamo alla piattaforma in termini di telemedicina o di Fascicolo Sanitario Elettronico 2.0. È necessario portare il dato su questi sistemi centrali. Noi, come Mia-Care, abbiamo già sviluppato sia la parte di architettura, sia i servizi specifici per permettere di scambiare i dati in maniera semplice tra le varie piattaforme digitali che saranno costruite e i sistemi centrali.

Fondamentale per l’e-health è anche l’interoperabilità verso i canali digitali. Ormai l’aspettativa dei pazienti è di avere un unico punto d’accesso ai vari sistemi e, con l’esperienza più semplice possibile, riuscire a fruire in modo autonomo di servizi, mentre prima avrebbero dovuto interagire con la struttura di riferimento. Quindi, ad esempio, diventa più facile e rapido prenotare una visita, ricevere la conferma di un appuntamento, consultare degli esami o interloquire con il proprio medico o con degli specialisti.

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